Zero Waste: uno stile di vita senza rifiuti
Il numero della popolazione mondiale sia appresta a raggiungere gli 8 miliardi ed è facile immaginare quale sia la quantità di rifiuti prodotta da ognuno di questi individui. Nonostante l’impegno di Stati, Comuni e cittadini nello smaltimento di rifiuti e nella raccolta differenziata, questi sforzi sembrano non bastare.
Ecco perché è nata la filosofia Zero Waste, che promuove uno stile di vita che mira a ridurre al minimo o ad azzerare del tutto i rifiuti. Per riuscire in questa missione, bisogna seguire delle linee guida semplici, che non stravolgono del tutto le nostre abitudini, ma ci impongono tanti piccoli cambiamenti di grande valore.
Come eliminare i rifiuti con la filosofia Zero Waste
Zero Waste ha un significato inequivocabile in inglese, infatti significa “zero sprechi”. Tutte le volte che produciamo dei rifiuti, questi comportano delle enormi spese per lo smaltimento, soprattutto se si tratta di rifiuti indifferenziati e non riciclabili. E se invece riuscissimo ad azzerare i rifiuti?
È proprio questo l’obiettivo della filosofia di vita Zero Waste, che promette di ridurre l’impatto ambientale e generare delle condizioni più salutari sia per l’uomo che per il Pianeta. Per riuscirci, il movimento Zero Waste promuove 5 concetti molto semplici ideati dalla blogger Bea Johnson e che si possono riassumere in 5 R.
1. Refuse (rifiutare)
I rifiuti si producono nel momento in cui facciamo degli acquisti di prodotti monouso o di oggetti che poi finiamo per buttare nel bidone della spazzatura. Per evitare che questo accada, dobbiamo acquistare in modo consapevole e rifiutare tutti gli oggetti monouso (come cannucce, bottiglie, posate o tovaglioli) e tutti gli oggetti che in realtà non ci servono davvero. Basti pensare ad un’agenda cartacea che dura solo un anno e che potrebbe essere sostituita da un’agenda digitale. Possiamo rifiutare anche i volantini pubblicitari e quegli omaggi di cui potremmo fare a meno.
2. Reduce (ridurre)
Se compriamo solo il necessario, eviteremo di produrre rifiuti che spesso sono legati allo shopping compulsivo di cibo, vestiti o di accessori di elettronica. Non abbiamo davvero bisogno di 10 cover per lo smartphone, ma ne basta una soltanto.
3. Reuse (riusa)
Tutti gli oggetti monouso possono essere sostituiti con degli omologhi che invece si possono usare più volte, come i sacchetti per alimenti, i dischi di cotone usati per il makeup o i sacchetti per la spesa. Nel momento in cui usiamo un oggetto più volte, evitiamo di comprarne uno usa e getta che va ad incrementare la quantità di rifiuti prodotta.
4. Recycle (ricicla)
Non è difficile dare nuova vita a degli oggetti che altrimenti andrebbero nella spazzatura. I vasetti di vetro si possono riusare per le conserve fatte in casa, le bottiglie di plastica si possono trasformare in mangiatoie per uccellini e i vestiti che non usiamo più si possono donare alle famiglie meno fortunate, favorendo così l’economia circolare.
5. Rot (ridurre in compost)
Anche i rifiuti organici, come gli scarti di frutta e verdura, si possono trasformare in compost da utilizzare come fertilizzante per le piante.
Ci sarebbe anche una sesta R, quella di Repair (ripara). Riparare un oggetto rotto significa evitare di produrre un rifiuto in più e permette di evitare l’acquisto di un sostituto nuovo. Che altro possiamo fare per ridurre il nostro impatto ambientale? Produrre ossigeno dalle piante, supportando la coltivazione del bambù gigante mangia CO2. Puoi dare il tuo contributo con un acquisto sullo shop di SaveHuman, per dare vita alla tua personale Banca Ossigeno.