La bioplastica che nasce dal bambù

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La bioplastica che nasce dal bambù

L’inquinamento dell’ambiente e del mare molto spesso è causato da una grande quantità di rifiuti in plastica, il nemico numero uno per l’ambiente. Solo in pochi sanno che dal bambù si può ricavare una plastica 100% biodegradabile, chiamata anche bioplastica.

Sostituire la plastica col suo omologo ecologico potrebbe davvero fare la differenza per ridurre la quantità di rifiuti altamente inquinanti. Per vincere questa sfida, bisogna quindi puntare sulle potenzialità del bambù e sulla sua biomassa naturale che è sempre più richiesta dalle aziende.

Bioplastica: cos’è e come si ricava

La bioplastica è un materiale naturale e 100% biodegradabile, in grado di decomporsi in sole 4 settimane. Se pensiamo che una comune bottiglia di plastica impiega dai 100 ai 1000 anni per decomporsi, capiamo subito che questo materiale rivoluzionario che si ricava dai bambù, può dare un contributo concreto nella lotta all’inquinamento.

Si tratta di un materiale molto pratico, infatti la bioplastica è lavabile e si può utilizzare più volte, così da abbracciare in pieno la filosofia zero waste che punta all’eliminazione di tutti gli sprechi. La bioplastica che si ricava dai bambù è resistente e versatile, in modo da adattarsi ad una molteplicità di utilizzi.

Per fare qualche esempio, con questa plastica eco-friendly si possono realizzare spazzolini da denti, contenitori per il cibo, stoviglie, borracce e telai delle biciclette. Si tratta di un’industria in forte espansione e non è escluso che in futuro troveremo in commercio tutti gli oggetti in bioplastica che al momento vengono prodotti con la tradizionale plastica inquinante.

Un accordo strategico per la produzione della bioplastica

La rivoluzione ecologica legata alle bioplastiche non sarebbe possibile senza la visione lungimirante di alcune aziende del settore. Forever Bambù è impegnata nella coltivazione di bambuseti in Italia, per produrre biomassa di bambù e assorbire una quantità di anidride carbonica nettamente superiore a quella degli alberi. Ogni bambuseto è realizzato con la collaborazione dei sostenitori del progetto, che tramite SaveHuman possono acquistare uno o più lotti di bambù gigante.

Per trasformare la biomassa di bambù in bioplastica, Forever Bambù ha siglato un accordo con la start-up innovativa Mixcycling. La missione di questa giovane azienda è realizzare materiali a basso impatto ambientale, utilizzando dei materiali di scarto, come quelli che provengono da lavorazioni industriali. Anche la biomassa di bambù è uno scarto organico a cui si può dare una nuova vita per la realizzazione di oggetti in bioplastica.

Mixcycling può contare su brevetti esclusivi che permettono di sanificare i materiali di scarto e attivare le fibre, in modo da legarle al polimero con maggiore stabilità. Quello che si ricava è un biocomposito con un’alta percentuale di fibre naturali.

La bioplastica prodotta da questa start-up utilizza esclusivamente il bambù italiano prodotto da Forever Bambù, attraverso le sue foreste biologiche, biodinamiche e sostenibili. In Italia il bambù sta diventando una risorsa importante sia per l’ambiente che per l’economia, grazie anche all’impegno di diversi consorzi, come il Consorzio Bambù Italia e il Consorzio Mediterraneo Bambù.

Come contribuire alla riduzione della plastica

Grazie alla collaborazione virtuosa di Mixcycling, Forever Bambù e SaveHuman, possiamo davvero rendere possibile un mondo senza plastica, per salvaguardare interi ecosistemi che sono contaminati dall’inquinamento. Basti pensare che ogni anno finiscono negli oceani tra le 10 e le 20 tonnellate di plastica, che portano poi alla formazione della dannosa microplastica.

Ognuno di noi può compiere un gesto concreto per liberare i mari dalla plastica, sostituendola con la bioplastica. Basta acquistare uno o più lotti di bambù nello shop di SaveHuman e dare vita in questo modo ad una personale BancaOssigeno, per compensare le emissioni di CO2 rilasciate dalle nostre attività quotidiane.

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